È un cane randagio la mia storia nel mondo.
La mia amicizia con la vita è una fame in salita.
Cassonetti annusati tra puzzi disperati e odori ancora sperati.
Pezzi.
Costole disegnate dalla pelle che fanno male a camminare e mi ricordano che respirare è una felicità delusa.
Pezzi facili e pezzi difficili.
Pezzi di me.
Che lascio per strada tra piscio e cacca che è la vergogna più della guerra che ci ammazza.
Ma che è vita per me.
Che mi dice se mangio e bevo e se sto bene e potrò rivedere te.
Vita che in fondo non mi chiede niente, sono più io che chiedo bellezze inutili e ricchezze fragili da offendere le stelle e la mia voce anche se è stonata.
Sprechiamo lune facili da ululare per fame o per amore.
Cane randagio la mia felicità e il mio dolore.
Fame e libertà vanno a braccetto, senza meta e senza tetto ma con un viaggio sempre sotto le scarpe.
Arte del vivere e del morire.
Dell’abbaiare senza mordere.
Del soffrire senza fermarsi.
Dell’aver fame senza aggredire.
Dell’entusiasmo anche di morire.
Sono randagia e ho fame di cercare anche quello che non mi sfama e che non so ancora vedere.
Chiara Domeniconi